Alfonsina Storni

Alfonsina Storni Martignoni (Sala Capriasca, Svizzera, 22 maggio 1892 - Mar del Plata, Argentina, 25 ottobre 1938) fu una poetessa argentina, esponente del postmodernismo, giornalista, morta suicida in mare, davanti alla spiaggia "La Perla"
Alfonsina nacque nel Canton Ticino, il Cantone italiano della Svizzera, e apprese dai genitori la lingua italiana prima di trasferirsi con la famiglia in Argentina, all'età di quattro anni.
I genitori si stabilirono a Rosario dove aprirono una trattoria ma l'andamento incerto degli affari costrinse Alfonsina a lavorare fin da giovanissima come lavapiatti, cameriera, cucitrice e operaia.
Nel 1907 si aggregò come attrice alla compagnia di teatro diretta da Manuel Cordero. Prese parte così alla rappresentazione di opere di Henrik Ibsen, Benito Pérez Galdós, Florencio Sánchez. Questa esperienza le fece conoscere le principali opere del teatro classico e contemporaneo.
Dopo il nuovo matrimonio della madre, Alfonsina si dedicò all'attività di maestra rurale a Coronda, dove conseguì il diploma e ottenne un posto da insegnante; contemporaneamente iniziò la collaborazione con alcune riviste letterarie, "Mundo Rosarino", "Monos y Monadas" e, successivamente, anche con la più nota "Mundo argentino". Proprio su questi periodici Alfonsina Storni pubblicò le sue prime poesie. Nel 1911, pur tra numerose difficoltà economiche, decise di trasferirsi a Buenos Aires dove nel 1912, mise al mondo il figlio Alessandro, senza essere sposata e senza rivelare il nome del padre naturale del bambino. La condizione di ragazza-madre, determinarono in lei un atteggiamento di aperta sfida e contrapposzione ai pregiudizi sociali e alla morale vigente. Di seguito un´opera che può riflettere lo stato d'animo che la accompagnò poi per tutta la vita :
¿Quien es el que amo? No lo sabréis jamás. Me miraréis a los ojos para descubrirlo y no veréis más que el fulgor del éxtasis. Yo lo encerraré para que nunca imaginéis quién es dentro de mi corazón, y lo meceré allí, silenciosamente, hora a hora, día a día, año a año. Os daré mis cantos, pero no os daré su nombre. El vive en mí como un muerto en su sepulcro, todo mío, lejos de la curiosidad, de la indiferencia y la maldad.
Chi é colui che amo? Non lo saprete mai. Mi scruterete gli occhi per scoprirlo e non vedrete mai che il fulgore dell’estasi. Io lo imprigionerò perché mai possiate immaginare chi ho dentro il mio cuore, e lì lo cullerò, silenziosamente, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Vi darò i miei canti, ma non il suo nome. Lui vive in me come un morto nella sua tomba, tutto mio, lontano dalla curiosità, dall’indifferenza, dalla malvagità.
Nel 1923 assunse l'incarico di insegnante di letteratura presso la Escuela Normal de Lenguas Vivas. Nello stesso periodo fu parte attiva nella organizzazione delle biblioteche popolari socialiste di Buenos Aires e lavorò come giornalista sotto lo pseudonimo di Tao Lao.
Il successo e l'attenzione dei colleghi scrittori, provocarono in lei un crescente disagio interiore che sfociò in una forma di nevrosi sempre più radicata. Fu così che lasciò l'insegnamento e si dedicò ai viaggi. Negli anni Trenta si recò in Europa dove entrò in contatto con numerosi intellettuali. Questa esperienza europea ebbe grande importanza per l'evoluzione del suo stile poetico. Studiò e conobbe Borges, Pirandello, Marinetti e Garcia Lorca.
Nel 1935 si manfestarono i sintomi di un tumore che la costrinse a sottoporsi a un difficile intervento chirurgico. Dopo un apparente miglioramento il male si ripresentò in tutta la sua aggressività e la fragile personalità di Alfonsina reagì con la scelta di un suicidio freddamente programmato e messo in atto quasi come in una scena teatrale.
Molti i racconti sulle sue ultime ore di vita: si dice che Alfonsina, giunta in solitudine in un piccolo albergo di Mar de la Plata, abbia composto la poesia "Voy a Dormir", che effettivamente inviò al giornale "La Nacion" e il giorno successivo si uccise entrando in mare e dirigendosi verso il largo, fino a quando le onde non la sommersero.
Come un terribile presagio, nella sua poesia si affiancarono sempre, fino a confondersi tra loro, i temi del mare e della morte: Frente al mar (1919), Un cementerio que mira al mar (1920), Alta mar (1934).
Il tragico suicidio ispirò la canzone Alfonsina y el mar di Ariel Ramírez e Félix Luna:

ALFONSINA Y EL MAR

Autore: Ariel Ramírez
Testo : Felix Luna
Argentina

Por la blanda arena que lame el mar
su pequeña huella no vuelve más
y un sendero solo de pena y silencio llegó
hasta el agua profunda
y un sendero solo de penas puras llegó
hasta la espuma
Sabe Dios que angustia te acompañó
qué dolores viejos calló tu voz
para recostarte arrullada en el canto
de las caracolas marinas
la canción que canta en el fondo oscuro del mar
la caracola
Te vas Alfonsina con tu soledad
¿qué poemas nuevos fuiste a buscar?
Y una voz antigua de viento y de mar
te requiebra el alma
y la está llamando
y te vas, hacia allá como en sueños,
dormida Alfonsina, vestida de mar.
Cinco sirenitas te llevarán
por caminos de algas y de coral
y fosforescentes caballos marinos harán
una ronda a tu lado.
Y los habitantes del agua van a nadar pronto a tu lado.
Bájame la lámpara un poco más
déjame que duerma, nodriza en paz
y si llama él no le digas que estoy,
dile que Alfonsina no vuelve.
y si llama él no le digas nunca que estoy,
di que me he ido.
Te vas Alfonsina con tu soledad
¿qué poemas nuevos fuiste a buscar?
Y una voz antigua de viento y de mar
te requiebra el alma
y la está llamando
y te vas, hacia allá como en sueños,
dormida Alfonsina, vestida de mar.

Per la soffice sabbia lambita dal mare
la sua piccola orma non torna mai
e un sentiero solitario di pena e silenzio è giunto
sino all'acqua profonda
e un sentiero solitario di pura pena è giunto
sino alla spuma

Dio sa quale angustia ti ha accompagnata
che antico dolore ha spento la tua voce
per addormentarti cullata dal canto
delle conchiglie marine
la canzone che canta nel profondo oscuro mare
la conchiglia
Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
quali nuove poesie sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di mare
ti lacera l'anima
e sta là chiamando
e tu fin là vai, come in sogno
Alfonsina dormiente, vestita di mare
Cinque sirene ti condurranno
lungo il cammino di alghe e coralli
e fosforescenti cavallucci marini faranno
una ronda al tuo lato.
E gli abitanti dell'acqua ti nuoteranno
subito al lato
Abbassami un po' di più la luce
lasciami dormire in pace, tatina mia
e se chiama non dirgli che ci sono,
digli che Alfonsina non torna,
e se chiama non dirgli mai che ci sono
digli che me ne stò andando.

Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
Quali nuove poesie sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di mare
ti lacera l'animae sta là chiamando
e tu vai, fin là, come in sogno
Alfonsina addormentata, vestita di mare.